Parco della Gherardesca
Borgo Pinti, 99 Firenze (Firenze)
Dalle descrizioni e disegni d'epoca si inferisce che il giardino aveva un impianto classico, con un orto, un vivaio e una ragnaia (cioè un boschetto con reti stese per la cattura dei piccoli volatili), quest'ultima di proprietà dell'Arte della Lana, che la vendette ai della Gherardesca.
Nel Settecento, dopo il termine dei lavori alla villa si iniziò a interessarsi anche allo spazio esterno, eliminando la partitura geometrica all'italiana (ne venne lasciata solo una piccola porzione sul lato verso Borgo Pinti) si procedette a realizzare un giardino all'inglese, con vialetti, cespugli, alberi piantati a gruppi senza schema, una vasca-laghetto, due collinette e tre piccoli edifici decorativi e ricreativi: una Kaffeehaus, un tempietto ionico e un tepidarium.
Dietro la cancellata monumentale del Poggi, tra due corpi di edifici, si apre una graziosa fontana con putto sullo sfondo di una collinetta alberata.
Questo giardino era noto per le rarità botaniche, come i primi mandarini coltivati a Firenze e alcuni alberi pregiati, che ormai secolari, sono ancora visibili: un acero di notevoli dimensioni, una sequoia, una tuya gigante. Splendida è la collezione di azalee.
Durante gli stravolgimenti del periodo di Firenze Capitale, il complesso venne interessato per l'abbattimento delle mura nel 1869 e la creazione dei viali. In quel periodo venne realizzato un ingresso monumentale al giardino sul viale Matteotti, della quale si occupò l'architetto del risanamento Giuseppe Poggi.
Dopo le distruzioni e l'incuria del periodo bellico, il giardino ebbe un magistrale restauro per opera di Pietro Porcinai.