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Villa Fontedamo

Villa Fontedamo

via della Figuretta , 7 Jesi (Ancona)

La proprietà denominata Fontedamo, Fonte di Adamo, appartiene ai Balleani fin dal Seicento, acquistata nel 1612 da Paola Rocchi Balleani. 

Nel Settecento il suo interesse è dato dalla vicinanza alla nuova strada “Clementina” voluta da papa Clemente XII Corsini. Intorno agli anni Cinquanta dell’Ottocento il conte Aurelio Guglielmi Balleani “sull’onda di un successo imprenditoriale legato all’attività di gelsibachicoltura e all’impianto di una filanda nella tenuta di Fontedamo”, affidava all’architetto svizzero Felix Wilhelm Kubli il progetto di una residenza signorile, che prevedeva anche un giardino all’italiana che si estendeva verso il bosco, non realizzato, ma di cui si conservano i disegni. 

La costruzione della villa è seguita dall’ingegnere architetto jesino Raffaele Grilli, dal 1854 al 1857, mentre la creazione di un parco all’inglese è affidata nel 1856 all’“artista giardiniere” Giuseppe Nutini di Firenze, che lascia diversi disegni. La casa del giardiniere, in stile alpino, in prossimità della villa, seguiva le tendenze costruttive della fine dell’Ottocento per abitazioni per giardinieri (da Stefano Santini, Villa Fontedamo …, in Tradizioni e Regionalismi, Aspetti dell’Eclettismo in Italia, Napoli 2000; a cura di L. Mozzoni, S. Santini). 

Caratteri del parco: Sistemazione della seconda metà del XIX secolo (è del 1856 l’incarico al giardiniere-paesaggista Nutini) successivamente rimaneggiata agli inizi del XX secolo, con preminenza data agli aspetti esoticheggianti, tipici del gusto romantico. Come è proprio dei giardini romantici italiani dell’epoca, una parte in stile geometrico e formale antistante la villa si compenetrava con il bosco propriamente “all’inglese”, secondo una moda eclettica che troverà il suo culmine ad inizio “900. 

Il giardino della villa era rinomato sino a tempi recenti per la sua accurata gestione e per la ricchezza di specie rare ed esotiche: questo anche per il ruolo di rappresentanza che di fatto il parco svolgeva, in quanto vi era collocata una serra in metallo, vetro e muratura volta alla produzione di piante da vendita; tale serra, oggi in parte rovinata o alterata da interventi successivi, era stata realizzata nel 1887 (come si può leggere sulla targhetta metallica affissa alla serratura della porta di ingresso), ed era probabilmente utilizzata anche per passeggio o riposo nei mesi invernali (giardino d’inverno) come testimonierebbe la pavimentazione di pregio e la collocazione del bancale interno. Interessante il sistema di canalizzazione delle acque, che mette in pressione per caduta da una cisterna di stoccaggio l’impianto che governa una vasca con zampillo centrale realizzata con bordi di pietre calcaree “spugnate”. 

Di grande fascino il laghetto costruito nell’interno del parco, con isoletta centrale collegata alla sponda da ponticello d’epoca in ferro battuto. Il laghetto, con sponde in muratura, aveva un profilo sinuoso per imitare uno stagno naturale. Alcune casette di servizio sono realizzate ad imitazione di uno stile “alpino”, mentre i percorsi entro parco sono realizzati in sterrato di brecciatino cordolato da zanelle in acciottolati. Purtroppo in abbandono e rovina parte dei sentieri nel parco, così come la serra e l’edificio con grottesche che vi doveva essere annesso. 

La vegetazione di macchia che attualmente pervade il sottobosco è in parte frutto dell’inselvatichimento delle masse arbustive in forma tenuta che una volta fiancheggiavano i sentieri (alloro, viburno, bosso) in parte risultato dell’ingresso di piante naturalmente presenti nei boschi della zona. Da notare che anche in questo caso il “bosco inglese” commissionato al paesaggis6ta nasce come rielaborazione di selve naturali preesistenti. 

Singolare testimonianza storica, nel giardino è presente una piattaforma in getto di cls bordata nel dopoguerra da una siepe in bosso e viburno, originariamente realizzato dalle truppe tedesche di occupazione per parcheggiare mezzi blindati. Nella boscaglia sono presenti alberature cospicue di leccio o altre querce, nelle vicinanze della villa sono invece rilevabili cedri e altre conifere di discrete dimensioni, quali le Cryptometria laponica.

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