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Giardino Portoghesi-Massobrio

Giardino Portoghesi-Massobrio

Via Luigi Cadorna 59, Calcata Vecchia (Viterbo)

Il giardino è nato nel secolo scorso, acquistando una serie di piccoli lotti, vincendo le difficoltà di mettere insieme proprietari e gruppi di eredi in un luogo come Calcata in cui la proprietà della terra è estremamente frazionata. Negli anni si è ampliato gradualmente fino a raggiungere la superficie di tre ettari

Questa crescita ha influenzato la concezione del giardino che vuol essere un racconto fatto di quattro parti, come una piccola rappresentazione teatrale. La consacrazione finale è poi avvenuta trasformandolo in un giardino letterario con l’inserimento di un centinaio di leggii disposti strategicamente, con testi letterari e filosofici legati alle immagini che si incontrano passeggiando. 

La prima parte ha il suo centro in un tempietto circolare circondato da un canaletto anulare ed è composta da uno specchio d’acqua, da un tavolo di pietra, da un boschetto di lecci, da un grande olivo secolare e da un giardino all’italiana che si estende fino a raggiungere una esedra di lauri pensata per ospitare eventi musicali. Difficile sfuggire all’attrazione di Villa Adriana: luogo in cui il mondo classico inizia un percorso di liberazione dalle sue rigidità. Così ognuno degli episodi messi in scena materializza ricordi e predilezioni. Il tempietto è un ricordo della Grecia, una tholos arcaica di legno, di ordine dorico, che, in virtù della sua forma, non soffre del drammatico “conflitto angolare”. Il tavolo con i sedili di pietra si ispira a quello citato nelle Lettere di Plinio il giovane, in cui gli ospiti si scambiavano manicaretti sui piatti galleggianti nello specchio d’acqua centrale. Intorno al tavolo due facciatine antropomorfe, ispirate al mascherone di Bomarzo, ma in versione sorridente (gli occhi azzurri sono quelli di Giovanna Massobrio) rappresentano l’“Io” e il “Sé”. Le porte in forma di bocca spalancata richiamano nella decorazione l’albero della vita e quello della conoscenza. 

Lo specchio d’acqua, rivestito all’interno di marmo verde, usato anche per bagnarsi d’estate, si ispira alla Villa Gamberaia di Settignano. Fanno da sfondo allo specchio d’acqua da una parte il panorama della valle del Treia e dall’altra un gruppo di tre olivi secolari disposti in modo da simulare un movimento avvolgente di danza. Completa la scena, ai piedi degli olivi, l’immagine simbolica del paradiso islamico (quattro vasche unite da canaletti che simbolizzano i fiumi del paradiso terrestre) realizzata e donata dai mosaicisti che hanno decorato la Moschea di Roma. 

Il giardino all’italiana utilizza una geometria stellare suggerita da motivi di Frank Lloyd Wright e ha al suo inizio (richiamo ai giardini della tradizione pittorica medievale) la fontana dell’eterna giovinezza, in questo caso ispirata alle fontanelle dell’antirefettorio del convento borrominiano dei padri Filippini. La struttura longitudinale delle siepi di bosso del giardino e l’affaccio da una parte verso il panorama della valle è pure un ricordo della Gamberaia. La seconda parte del giardino è costituita dalla piazzetta del forno e dal sistema di scale che conducono al grande prato centrale. Protagonista è la Biblioteca dell’Angelo che occupa una vecchia casa, conservata nel suo aspetto esterno, affacciata sulla via Cadorna e completata, verso il giardino, da una parete ondulata che fa da sfondo per chi discende le scale e si sofferma nella corte prospiciente. La corte, orientata est-ovest, è racchiusa tra due alte pareti per creare una scatola sonora adatta ad eventi musicali e incontri. 

Due sono le sale accessibili a questo livello: quella dell’Angelo, che contiene i libri sull’arte, l’architettura moderna e la letteratura, e quella dei Quadri, che contiene libri di Geometria, di Scienze e di Geografia. 

Le scale che caratterizzano questa parte del giardino sono ispirate alle opere di Bramante e di Michelangelo. Quella intermedia sviluppa il tema del fondale del cortile di Belvedere, trasmessoci da una incisione del Serlio, con una serie di gradini convessi che formano in alto una specie di cavea teatrale e un pianerottolo circolare da cui nascono all’opposto dei gradini convessi. A Calcata il modello è quadruplicato in modo da formare un pianerottolo quadrilobato, utilizzato come un piccolo palcoscenico. Lo sfasamento di mezzo gradino che permette alle rampe di incastrarsi è ripreso dagli schizzi di Michelangelo relativi alla scala della Biblioteca Laurenziana. 

In cima alla scalinata domina la vista un olivo secolare con il tronco spiraliforme che segna il punto di cerniera tra l’asse compositivo delle scale e quello di un grande prato circondato da olivi disposti secondo un tracciato geometrico, cinque dei quali si distinguono per la loro veneranda età e per le caratteristiche scultoree dei tronchi e sono stati battezzati con i nomi di grandi scultori: Bernini, Moore, Rodin, Brancusi e Michelangelo. 

Il grande prato delimitato dagli alberi vuole essere un temenos e nello stesso tempo una radura in senso heideggeriano. I ventuno olivi che (insieme a conci di tufo disposti sulla terra a formare tre cerchi di differente ampiezza) circondano la radura, suggeriscono l’idea di un tempio virtuale formato da altrettante colonne che sorreggono la volta del cielo. Aldilà della radura si arriva alla quarta parte del giardino che rievoca ironicamente l’arca di Noè perché ospita intorno a un laghetto ovale centinaia di animali: specialmente volatili, scelti per la loro bellezza e docilità. Oltre a galline, oche e anatre di un centinaio di razze diverse, questa parte del giardino accoglie in libertà, grù, pavoni, pellicani, fagiani, cigni, capre, asini e, all’interno di gabbie, cicogne, goura Victoria, ibis, pappagalli, pavoni speciferi, grù coronate, fenicotteri, cracidi, gufi etc. 

La vegetazione mantiene molte delle essenze originarie del terreno tra le quali è degno di nota un bosso alberiforme dell’altezza di 12 metri.

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Apertura

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